DIETRO AL MIRTO DI SARDEGNA C’E’ LA STORIA DELLA NOSTRA ISOLA! HO CHIESTO ALL’UE DI ACCELERARE SUL RICONOSCIMENTO DEL MARCHIO “IG” (INDICAZIONE GEOGRAFICA) A UNO DEI FIORI ALL’OCCHIELLO DELL’AGROALIMENTARE SARDO

20 aziende, 650 raccoglitori, 15 milioni di euro l’anno. Sono i numeri che riguardano la produzione del mirto di Sardegna, uno dei liquori che più ci distingue nel mondo. Un biglietto da visita unico per la nostra Isola, oltre ad essere un valore in grado di impiegare risorse sul nostro territorio, portare ricchezza e dare il giusto utilizzo alle nostre produzioni tipiche. Un prodotto a cui non manca proprio niente, a parte il bollino europeo che ne certifichi la qualità e che lo tuteli dalle imitazioni e dalle contraffazioni. Nell’estate 2013 il ministero dell’Agricoltura ha dato il via libera all’assegnazione del marchio “Ig ” al mirto, ma nonostante il provvedimento nazionale l’Unione europea sta ritardando i tempi per l’assegnazione del marchio. Il motivo è alquanto bizzarro, poiché pare che a Bruxelles non vada a genio che il mirto venga imbottigliato nella stessa zona in cui è prodotto, ovvero la Sardegna. Il presunto motivo? Il timore (infondato!) che questa pratica violi il principio di libera circolazione delle merci. E così una delle nostre migliori eccellenze rischia di essere affossata dalla lentezza e dall’iperburocrazia europea. Ebbene, per me questo è un rischio inaccettabile. E visto che ci piacciono i fatti e non ci limitiamo mai alle sole parole (e quanto a chiacchiere, i nostri politicanti locali ne hanno sempre per tutti, salvo poi non concludere niente), ho presentato un’istanza scritta alla Commissione europea per sollecitare Bruxelles a riconoscere finalmente il marchio di qualità al liquore che tutto il mondo ci invidia. ‪#‎staytuned

MirtoIstanza

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