st143 STUDENTI SCOMPARSI AD AYOTZINAPA, COME ANDARONO VERAMENTE LE COSE QUELLA NOTTE? UN TEAM DI ESPERTI SVELA I PRIMI RISULTATI DI UN’INDAGINE DURATA UN ANNO

Proprio in questi giorni in cui mi trovo a Città del Messico affrontare il tema dei diritti umani nel Paese, è stato reso pubblico il report di un team di esperti di Antropologia Forense argentino che ha lavorato per un anno al caso della sparizione dei 43 studenti messicani di Ayotzinapa. Il report, che conferma la versione già fornita dagli esperti indipendenti del team GIEI (di cui vi ho parlato in un post pochi giorni fa), contraddice in modo evidente quanto affermato fin dall’inizio dal governo messicano e dalla Procura Generale della Repubblica (PGR) riguardo alla sorte dei 43 ragazzi. Una “verità storica” – è così che viene definita la ricostruzione “ufficiale” – secondo la quale i corpi dei ragazzi scomparsi nella notte del 26 settembre 2014 sarebbero stati bruciati e dispersi in un rogo nella discarica di Cocula. Il report appena uscito però, ha concluso che nella discarica di Cocula sono state trovate sì tracce di fuochi, ma di esigue dimensioni, e per di più appiccati in periodi temporali differenti. Le prove raccolte dal team inoltre mostrano che il rogo (di 43 corpi) avrebbe dovuto avere una tale grandezza da generare danni visibili sia nella vegetazione che nei rifiuti presenti nella discarica. st2Per di più, i pochi resti e i frammenti ossei ritrovati dagli antropologi non corrisponderebbero al dna degli studenti scomparsi. Dunque vacilla ancora la versione ufficiale data dal governo sui desaparecidos di Ayotzinapa. Del resto la ricostruzione che ci fu mostrata proprio un anno fa nell’Aula del Senato messicano e che contestai apertamente (http://regeneracion.mx/giulia-moi-eurodiputada-pone-en-rid…/) già ad un occhio “inesperto” poteva sembrare inverosimile. Per ora, In questo gioco al massacro di verità annunciate e poi smentite, l’unica certezza che c’è è la più amara… e riguarda il dolore delle famiglie di quei 43 ragazzi che, a due anni dalla tragedia, non hanno ancora una tomba sulla quale poter piangere.

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