Il 5 Ottobre 2016 è stata una giornata storica: in Parlamento, a Strasburgo, abbiamo votato l’accordo sul clima di Parigi (Cop21). Prima della votazione il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ospite d’onore per questa occasione così significativa, ha esposto in plenaria i punti salienti dell’accordo e delineato le prospettive che – con questa ulteriore ratifica da parte dell’Ue –  ci porteranno entro il 2030 a ridurre di almeno il 40% le emissioni inquinanti.

I VOTI: Con 610 voti a favore, 38 contrari e 31 astenuti quindi, il progetto avviato lo scorso dicembre a Parigi ha preso piena forma anche in ambito europeo.

COSA PREVEDE L’ACCORDO: L’accordo di Parigi prevede anzitutto un limite al riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi. Tra gli obiettivi vi sono poi la revisione quinquennali delle strategie, i fondi per gli investimenti in energia pulita, i rimborsi ai Paesi più poveri e più colpiti dal climate change.

I PUNTI DEBOLI DI COP21: per quanto formalmente COP21 rappresenti un passo avanti – per lo meno formale – per l’acquisizione di una coscienza diversa rispetto alla problematica dell’inquinamento globale e un incentivo al cambiamento, questo accordo rischia di essere ancora una volta un’operazione di facciata. Questo perché troppo poco ancora si è detto (e fatto!) sulla riduzione degli incentivi al settore petrolifero. Non ci sono programmi specifici per la conversione alle rinnovabili, né per dare sostegno a un’agricoltura sostenibile e biologica.

I PASSAGGI DI COP21: Ora dopo il passaggio in Consiglio, incaricato di adottare formalmente la decisione, e con il deposito degli strumenti al palazzo di vetro a New York  che avverrà in questi giorni, tocca ai parlamenti dei singoli Stati ratificare individualmente l’accordo.

CHI FA PARTE DELL’ACCORDO: Fino ad adesso, nel mondo, sono 62 le parti che hanno ratificato l’intesa e che rappresentano più del 50% di gas serra. Tra queste anche Cina, Stati Uniti e India.

COSA ACCADRA’ IN ITALIA? La soluzione più intelligente da parte del governo Renzi sarebbe quella di attuare concretamente le linee guida dell’accordo inserendo nella programmazione della spesa pubblica risorse destinate a progetti sostenibili e non inquinanti. Quello che invece sta accadendo, è l’esatto contrario. Il governo infatti continua a foraggiare le grandi opere non rispettose si ambiente e territorio, le industrie e le aziende del fossile e le lobbies del cemento e del petrolio.

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