frackingFra due giorni a Strasburgo si voterà in plenaria un report della Commissione Itre (Energia) che apre la porta alla importazione del gas ottenuto con la tecnica del fracking dai Paesi che utilizzano questo metodo su larga scala. Peccato che questo tipo di produzione di gas sia nota per mettere a repentaglio la salute della popolazione locale e dell’ambiente, oltre a rappresentare un serissimo rischio per il nostro clima. Ma nel report che sarà presentato giovedì, udite udite, è addirittura previsto il supporto, attraverso sussidi pubblici europei, alle infrastrutture LNG, ovvero quelle che operano nel settore per il trasporto via mare del gas. Soldi alle lobby e ambiente inquinato dunque. Eppure non meno di un mese fa lo stesso Parlamento europeo aveva votato la ratifica delle disposizioni di COP21 (la conferenza di Parigi sulla tutela del clima)! Di nuovo emerge la contraddizione di un’Europa che prima si lancia in operazioni spot, e poi elargisce favori alle multinazionali e ai comitati di affari, sostanzialmente fregandosene della salute del nostro pianeta. Ma anche nel nostro Paese e nella nostra Isola i paradossi e gli scempi certo non sono mancati. Basta andare indietro di qualche anno per ricordare come in Sardegna la Sotacarbo, con il pieno appoggio dei vertici della Regione, aveva lanciato il progetto del fracking spacciandolo nientemeno come un “intervento che va a sanare l’ambiente”! Nel caso in questione, il progetto per la miniera di Nuraxi Figus, nel Sulcis, era quello di creare una centrale elettrica alimentata dal carbone estratto nella miniera. Da lì la produzione di anidride carbonica, da rispedire nelle viscere della terra per produrre gas. In attesa del voto di giovedì, constatiamo come ancora una volta l’approccio dell’eurocrazia sia quello di tutelare gli interessi di pochi a discapito della collettività.

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