zo1IL VIRUS ZIKA FA LA SUA PRIMA VITTIMA IN ITALIA. L’EUROPA PRENDA SUL SERIO IL PROBLEMA

Sofia voleva specializzarsi in botanica medica ed era partita dalla sua terra, il Veneto, per andare ad approfondire gli studi da biologa in Brasile. Rimasta incinta, al terzo mese di gravidanza scopre di aver contratto lo Zika. La ragazza torna in Italia per portare avanti la gravidanza, ma i medici dell’ospedale le dicono che Pietro, il bimbo che ha in grembo, non potrà vedere, sentire, né parlare. Il virus gli ha “mangiato i tessuti” del cervello. Questa diagnosi, terribile come una condanna, arriva però in ritardo. Ormai Sofia è al settimo mese, e non può nemmeno abortire. E’ costretta ad andare in Slovenia, dove partorirà il corpicino, ormai senza vita, di Pietro.

La storia di Sofia e Pietro ci parla. E ci dice che siamo ancora del tutto impreparati a quella che può rivelarsi una minaccia serissima. Ormai è stato scientificamente accertato che Zika ha effetti sul feto e che produce su di esso malformazioni gravissime. Ma le nostre strutture ospedaliere non sono adeguatamente preparate, tra i cittadini europei c’è ancora poca informazione sul virus e non siamo ancora sufficientemente organizzati per contenere la malattia e fronteggiare la sua eventuale diffusione. Il motivo per cui ho presentato un’istanza alla Commissione è tutto qui: l’Europa affronti il problema per quello che è, e si attrezzi per contrastare una potenziale crisi che mette a rischio le vite umane. Finora troppo poco è stato fatto, e con troppa disattenzione. È giunto il momento di prendere sul serio il pericolo. È inaccettabile che ci siano altre Sofia. E altri piccoli Pietro.

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