A Washington per il TTIP: il mio discorso ufficiale a tutela dei cittadini europei
I NEGOZIATI SUL TTIP NON SONO IN ALTO MARE… C’È DA PREOCCUPARSI?
In questi giorni a Washington DC sto partecipando personalmente alle trattative sul #TTIP. Questo il mio discorso a tutela dei cittadini europei:
Presidente,
Colleghi,
Vorrei ringraziare tutti voi per questa grande opportunità che ci è data di discutere su alcuni importanti punti di questo trattato che, se concluso, potrebbe arricchire ambo le sponde dell’Atlantico.
Sono già stati portati alla luce numerosi temi, ma vorrei sottolineare adesso quelli che più ci stanno a cuore: mi riferisco al settore agroalimentare e alle sue industrie che potrebbero subire un radicale cambiamento di rotta rispetto alla loro azione sui mercati nazionali per partecipare a un mercato globale senza avere tuttavia regolamenti, standard e principi.
Certo il TTIP potrebbe facilitare la creazione di queste norme ma, allo stesso tempo, potrebbe creare non poche distorsioni nel commercio. Vorrei mettere in luce due principi che rappresentano lo spirito della cultura europea e dell’alta qualità dei prodotti: la sicurezza alimentare e la qualità del cibo.
Sulla SICUREZZA ALIMENTARE, le differenti posizioni di UE e USA non sono certo nuove. Esse risalgono al 1870 quando il Cancelliere tedesco Otto von Bismarck decretò il divieto di importazione di carne di maiale dal Nord America a causa della presenza di un parassita chiamato trichinella. A distanza di secoli, incontriamo ancora gli stessi problemi che coinvolgono ancora una volta la salute umana e la sicurezza alimentare!
Molto è stato detto e fatto sulla differenza “filosofica” fra il modello statunitense basato sull’approccio scientifico alla sicurezza alimentare e quello europeo che applica il “principio di precauzione” il quale dovrebbe essere l’unica base comune di questi negoziati.
Molti altri punti hanno sollevato polemiche e disaccordo: la carne di manzo agli ormoni, l’utilizzo del trattamento per la riduzione degli agenti patogeni nell’allevamento dei polli, l’uso di antibiotici nei mangimi per animali per accelerarne la crescita, solo per fare alcuni esempi rappresentativi di cosa i cittadini americani consumano ogni giorno senza nemmeno essere adeguatamente informati.
L’etichettatura trasparente dei prodotti è uno dei punti chiave per gli europei soprattutto quando parliamo di OGM e progenie dei cloni. Sono stata relatrice per il Parlamento europeo del dossier sulla nuova direttiva riguardante la clonazione degli animali da fattoria e sono a conoscenza dell’impatto che un’esportazione si carne ottenuta da cloni e non etichettata, della loro progenie e del loro materiale riproduttivo potrebbero avere sui nostri consumatori e sui nostri produttori.
L’ultimo tema che vorrei affrontare è la QUALITÀ DEL CIBO che è strettamente connessa alla sua etichettatura, intendendo per questo la protezione delle etichette recanti la denominazione geografica dei prodotti. Argomento sul quale si stanno sviluppando alcune tra le maggiori tensioni fra le due parti del negoziato. Gli Stati Uniti continuano infatti a far coincidere l’Indicazione Geografica con il brevetto e a relegare la descrizione della provenienza di un prodotto a fattore del tutto secondario. L’Europa possiede una innumerevole quantità di prodotti di alta qualità, è conosciuta nel mondo anche per questo motivo e laddove il trattato non dovesse tutelare queste eccellenze tutto questo potrebbe essere messo in serio pericolo. Il DOP così come il marchio IGP non sono brevetti ma stanno a indicare in modo ben preciso la qualità delle materie prime, dei controlli nei processi di produzione dei prodotti, quella mangimi con i quali gli animali vengono allevati e dei fattori nutrizionali del cibo.
Se il TTIP dovesse rivelarsi uno strumento per mettere un freno all’etichettatura e per mettere a rischio i prodotti che vengono venduti sul mercato europeo, limitando e violando in questo modo anche il diritto di informazione e di scelta dei consumatori, noi ci opporremo nettamente alla sua conclusione.
Alcuni standard non sono negoziabili!